30.12.06

Persona umana, cuore della pace

Eccoci, Signore, davanti a te. Col fiato grosso, dopo aver tanto camminato. Ma se ci sentiamo sfiniti, non è perché abbiamo percorso un lungo tragitto, o abbiamo coperto chi sa quali interminabili rettilinei. È perché, purtroppo, molti passi, li abbiamo consumati sulle viottole nostre, e non sulle tue: seguendo i tracciati involuti della nostra caparbietà faccendiera, e non le indicazioni della tua Parola; confidando sulla riuscita delle nostre estenuanti manovre, e non sui moduli semplici dell'abbandono fiducioso in te.
[d. Tonino Bello]

"Buon anno!" Tra poco, salutato dai botti e dai tappi di spumante, l'anno nuovo farà irruzione nella nostra vita. Ci diremo "Buon anno!" stringendoci in tanti abbracci per esprimere ai nostri compagni di viaggio, imbarcati con noi sulla nave della vita, l'auspicio di tanta felicità. Se davvero ognuno di noi, per rendere il mondo più umano, mettesse nel corso di tutto l'anno lo stesso puntiglio con cui in queste ore dona e riceve gli auguri, la causa della pace nel mondo sarebbe già mezza risolta.


21.12.06

@home..

Another winter day has come and gone away
And even Paris and Rome and I wanna go home
Let me go home

And I’m surrounded by a million people I
Still feel alone, oh, let go home
Oh, I miss you, you know

Let me go home
I’ve had my run, baby, I’m done, I gotta go home
Let me go home
It will be all right, I’ll be home tonight
I’m coming back home


Mi è sempre piaciuta questa canzone ("Home") cantata da Michael Bublé, ma oggi la sento più mia: il rientro a Crema, il comitato di accoglienza in piazza di ieri sera, i saluti di tutta la gente che ho incontrato stamattina... Faccio un respiro profondo e dico a me stesso: sei a casa

12.12.06

Natale: consumistico o consumato?

Nelle vetrine e sulle bancarelle: dolci, panettoni, torroni, cioccolato..
Se è vero che da (quasi) ogni cosa si può trarre ispirazione per una preghiera, mi viene da pregare così:
Signore, dammi una mano in modo che fra tutte queste cose io almeno possa dire: Fa’ che porti dolcezza dove la vita sa di amaro, che porti calore e amicizia dove c’è fredda solitudine. Padre buono, fa’ che conoscendo me, gustino Te!

“Gratis” è una parola così estranea alla nostra vita che abbiamo dovuto chiederla in prestito a una lingua morta…
Invece è la parola più vissuta da Dio, quella che Egli preferisce mettere in pratica.

Il consumismo “consuma” la festa, la anticipa e in un modo del tutto particolare la esaurisce; quando questa arriva è come se sia stata già vissuta: non c’è più desiderio né attesa né speranza. E tanto meno gioia.

(grazie a Elena per lo spunto..)

7.12.06

Dal centro alla periferia, e ritorno

Il Discorso alla città pronunciato ieri dal Cardinale di Milano (qui a fianco il link alla pagina) mi ha suscitato interrogativi potenti e veri e qualche buono spunto di riflessione. Eccoli:

Degno figlio del mio tempo, anch’io tendo a spostare in periferia, nella periferia di me, ciò che rovinerebbe la bella e invidiabile immagine del centro di me, del me al centro. L’eterna tentazione dell’apparire, di incipriare le brutture, di nascondere ciò che è sformato, di emarginare ciò che è fastidioso. Con il rischio di perdere la verità, almeno una buona parte della verità di me.
Forse è opportuno tornare in centro, riportare tutto al centro: perché il buon Dio mi ama per quello che sono, comprese le cose che danno fastidio, i segni della fatica, le ferite del peccato. Avete letto la storia del piccolo Tommaso..?

Ci può essere anche un cammino inverso? Togliere dal centro quell’ingombrante io che fagocita tutto il tempo e le energie, metterlo finalmente in periferia con la sua voce arrogante ed egoista per ritrovare un senso più profondo e vero da dare alla vita quotidiana, un senso che sia improntato ad un’apertura di cuore, a una dedizione incondizionata all’altro, ad una carità vera..

Parrebbe che siamo in sintonia con quanto il Tempo di Avvento ci va chiedendo, no?

C’è un'altra riflessione: io in periferia ci vado realmente, Rebibbia è l’ultima fermata della linea B del Metro di Roma, a ridosso del GRA. Lì dentro è vera periferia, dove la società civile si illude di poter chiudere/nascondere il male, l’illegalità; di tenere ai margini, dove non si possa vedere e non dia fastidio una moltitudine.. di cosa? Di persone. Hanno sbagliato, stanno pagando e pagano assai caro, ma sono persone: affamate di ascolto, assetate di speranza per il futuro loro e delle loro famiglie, alla ricerca di un amore sincero da ricevere e anche da dare. Lì tutto è chiuso dal cemento armato, dalle porte blindate, dalle sbarre su ogni apertura. Sono 208 gli Istituti di Pena in Italia, periferia di ogni periferia..

Mi permetto di consigliare una lettura interessante e veloce:

Daniela De Robert, Sembrano proprio come noi, Ed. Bollati Boringhieri, 2006

3.12.06

Alla ricerca dei doni.. o del Dono

È la notte di Natale. Tommaso sogna che sta andando, insieme ai pastori e ai Re Magi, verso la stella quando si trova improvvisamente davanti a Gesù Bambino che giace nella mangiatoia.

Tommaso si accorge di essere a mani vuote. Tutti hanno portato qualcosa: solo lui è senza doni!

Avvilito, dice subito: “Prometto di darti la cosa più bella che ho. Ti regalo la mia nuova bicicletta, anzi il mio trenino elettrico”.

Il Bambino nel presepe lo guarda, scuote la testa e sorridendo dice: “Io non voglio il tuo trenino elettrico. Dammi il tuo tema in classe!”.

“Il mio ultimo tema?” balbetta il ragazzino. “Ma ho preso un insufficiente!”.

“Appunto, proprio per questo lo vorrei” dice Gesù. “Devi darmi sempre tutto quello che è insufficiente, imperfetto. Per questo sono venuto nel mondo. Ma vorrei un’altra cosa ancora da te: la tua tazza del latte”.

A questo punto Tommaso si rattrista: “La mia tazza? Ma è rotta!”.

“Proprio per questo la vorrei avere” dice Gesù Bambino. “Tu mi puoi portare tutto quello che si rompe nella tua vita: perché io sono capace di risanarlo”.

Il ragazzino sentì di nuovo la voce del Bambino Gesù: “Vorrei una terza cosa da te: vorrei la risposta che hai dato a tua mamma quando ti ha chiesto come mai si è rotta la tazza del latte”.

Allora Tommaso inizia a piangere e confessa tra le lacrime: “Ma le ho detto una bugia, quella volta. Ho detto alla mamma che la tazza era caduta per caso, ma in realtà l’ho gettata a terra io, per rabbia”.

“Per questo vorrei avere quella tua risposta” risponde sicuro Gesù Bambino. “Portami sempre tutto quello che nella tua vita è cattivo, bugiardo, dispettoso e malvagio. Sono venuto nel mondo per perdonarti, per prenderti la mano e insegnarti la via”.

Gesù guarda ancora Tommaso con un sorriso, mentre lui ricambia lo sguardo, comprende e si meraviglia…